Un’amicizia che nasce per pigrizia, tutte le Benedette Serate.

Il chiostro è, per sua natura, un luogo di raccoglimento e di preghiera, uno spazio concluso in cui si entra e da cui si esce, in precisi momenti, attraverso punti precisi.

Un chiostro ha porte e archi e ordini giustapposti di colonne, se ce ne sono.

Un chiostro è uno spazio ordinato, delimitato, in cui il pensiero prende una forma precisa.

Un chiostro vuoto invita e apre.

Un chiostro pieno accoglie e resta.

Un chiostro si schiude, attraverso un corridoio, su via del Gazometro, tutte le Benedette Serate di giugno, a Roma, nel bel mezzo del quartiere Ostiense.

Si apre e si riempie, tutte le Benedette Serate, di gente, la più disparata e improbabile.

Gente che pensa, siede e pensa, mentre guarda e ascolta e parla, come solo in un chiostro la gente parla, senza gridare, sussurra e quel sussurro, quieto, rimbomba nei cuori stanchi che, di sera, tutte le Benedette Serate, si riposano, nell’ombra serotina di un’amicizia che nasce per pigrizia.

Seduti meglio che in piedi, e seduti si parla, si ascolta, si guarda e si mangia, si mangia e si beve, perché tempo ce n’è a giugno, la sera a Roma, per starsene in pace, al sicuro, protetti, tra amici, in un chiostro.

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