Naufraghi urbani.

Ieri sera un film che fa riflettere, “l’Onda”, stasera un uomo, Andrea Monda, che si fa ascoltare, con densa leggerezza.

Anche stasera mi siederò dunque in un angolo del chiostro, arenato, come naufrago urbano, su quest’isola popolata, in mezzo al deserto affollato di Roma, che sbrana la vita, e sorbirò la mia, di vita, a sorsi lenti, dal generoso calice della Parrocchia di San Benedetto, al sicuro, il corpo abbandonato su una sedia di plastica, lontano da ogni minaccia.

Anche stasera, affronterò il mondo esterno, per trovare riparo, in mezzo a persone che non conosco, ma che mi pare di aver frequentato da una vita. Nessuno di loro mi può far male.

Abbandono il gorgo perfido delle incombenze, per due ore, e mi lascio cullare, mi lascio seminare, come terra arida, bagnata dal fluire di un rivolo di parole calme, da quel palco abitato, in mezzo a questo cortile, in mezzo a questa città.

Calmo.

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