Carissimi parrocchiani, con la Domenica delle Palme entriamo anche quest’anno nelle celebrazioni della Settimana Santa e del Triduo pasquale. È questo un tempo di Grazia perché la Chiesa ci fa rivivere lo strettissimo il grande mistero e lo legame che c’è tra l’Incarnazione, la passione, la morte e la risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
La venuta del Figlio di Dio nella carne, ha come scopo e fine la restaurazione del progetto di Dio nel mondo e condurlo al suo destino originario: la piena comunione dell’uomo e del creato con Lui. Per realizzare questo Cristo ha assunto su di sé tutte le realtà umane degradate dal peccato, le ha fatte sue e le ha offerte al Padre.
Con il dono e il sacrificio di sé, Cristo non solo ha assunto su di sé tutti i nostri peccati, passati, presenti e futuri, ma li ha distrutti per sempre e questo lo ha potuto fare rimanendo in una perfetta comunione di obbedienza al Padre, offrendogli le proprie sofferenze e la propria morte a nostro favore, perché fossimo perdonati: “per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. (Is 53,5)
La Croce ci rivela, l’amore di Dio Padre verso le sue creature, verso di noi suoi figli, ci rivela la Sua infinita misericordia e la Sua giustizia che consiste nel restituire all’uomo la via della verità e del bene, restaurando i beni distrutti dal peccato.
Il vero discepolo è colui che si pone alla sequela di Cristo crocifisso e modella su di essa la sua vita purificandola. Solo così potrà vedere le persone, le cose e gli avvenimenti della sua vita in maniera nuova, potrà affrontare le prove della vita con uno sguardo nuovo, rivedere tutta la sua vita secondo la promessa di Dio.
Chi più e chi meno, chi con maggiore o minore intensità, per poter giungere alla vita piena nell’amore, tutti: piccoli e grandi, deboli e forti, ricchi e poveri, tutti dobbiamo passare dalla croce, portando ciascuno la propria e aiutare i fratelli in difficoltà a portare la loro. Ma alla fine la croce verrà definitivamente tolta dalle nostre spalle, verremo schiodati dai nostri peccati e liberati dal giogo della morte una volta per vivere in eterno nella piena comunione d’amore con Dio.
Ed è quello che è accaduto a Gesù, la morte il sepolcro non potevano tenerlo prigioniero. Il sepolcro è aperto, il sepolcro è vuoto. Al posto del cadavere del Rabbì, le donne trovano un angelo e il suo annuncio: “Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. ”
Questo è il grande annuncio! Siamo discepoli di un Dio vivo! Non siamo più schiavi della morte, non siamo più prigionieri senza speranza: Gesù è risorto! Gesù è vivo! E come sarebbe bello se questa gioia (almeno un po’…) riempisse per davvero le nostre celebrazioni, la nostra vita quotidiana, i nostri incontri.
Davanti al Risorto non dobbiamo perdere la memoria dell’Incarnazione e della Croce, perché sono proprio esse a dirci lo specifico dell’annuncio della Pasqua. La “buona notizia” non è l’annuncio che un morto è ritornato in vita, ma che il Figlio di Dio che si è fatto uomo tra gli uomini e ha donato tutta la sua vita per amore, ha sconfitto la morte! La resurrezione di Gesù annuncia che solo la vita donata per amore è più forte della morte, che solo la vita riconsegnata nella mani di Dio è sottratta alla morte per la vita eterna.
Allora coraggio, amici, il Signore è risorto! E noi siamo già risorti con Lui.
Don Vincenzo