«Dio non ci abbandona nel momento della prova»: il pellegrinaggio per la pace al Divino Amore

Pubblichiamo l’articolo, comparso oggi nel sito della Diocesi di Roma, sul pellegrinaggio per la pace del 19 marso scorso al quale ha partecipato anche una piccola rappresentanza della Parrocchia San Benedetto guidata dal viceparroco p. Juraj; in coda all’articolo  foto e video della manifestazione.

Il dolce sguardo della Madonna del Divino Amore che tiene tra le braccia Gesù Bambino ha vegliato sul pellegrinaggio diocesano “Su di te sia pace”, che ha avuto luogo nella notte tra sabato 19 e domenica 20 marzo. Una copia dell’icona mariana miracolosa ha infatti guidato dalla basilica di San Giovanni in Laterano al santuario di Castel di Leva i 7mila pellegrini che con fede e devozione, guardando in particolare al conflitto tra Russia e Ucraina, hanno pregato per il dono della pace nel mondo, perché «la preghiera può tutto anche nelle situazioni più disperate», come ha detto il cardinale Angelo De Donatis, che ha presieduto il pellegrinaggio.

Fin dalle 20 in cattedrale si erano riuniti davanti all’icona della Regina della pace tanti fedeli per la preghiera personale silenziosa, che dalle 23.30, con la basilica ormai gremita, si è fatta comunitaria. A guidarla, il vicario del Papa, che ha invitato ciascuno a «rinnovare la fiducia in Dio, che non ci abbandona nel momento della prova». I numerosi pellegrini hanno quindi lasciato San Giovanni in Laterano illuminando la notte con le candele accese e con i colori giallo e blu della bandiera dell’Ucraina ma anche con quelli dell’arcobaleno, simbolo biblico di pace. Prima di imboccare l’Appia Antica, lungo la quale sono ancora visibili i resti archeologici e i luoghi legati alla predicazione a Roma di san Pietro e di san Paolo, la processione ha costeggiato l’ospedale San Giovanni Addolorata mentre dalle finestre illuminate del nosocomio diversi infermieri e operatori sanitari si affacciavano per un segno di devozione all’immagine mariana.

Percorrendo quindi l’antica “regina viarum” dei Romani, i fedeli hanno superato la chiesetta di Santa Maria in Palmis, più nota con il nome di “Quo vadis”, recitando il Rosario non solo in italiano ma, guidati nella prima parte della preghiera, anche in altre lingue – spagnolo, rumeno, tedesco, ungherese, francese e polacco -, per aprire lo sguardo al bisogno universale di pace, a cui hanno richiamato anche i brani scelti dai messaggi per la pace dei pontefici Paolo VI, Giovanni XXIII e Benedetto XVI. Un pensiero speciale è stato rivolto agli abitanti della Polonia, con un ringraziamento per lo spirito di accoglienza dimostrato in queste settimane nei confronti dei profughi ucraini. Prima di procedere su via Ardeatina, la processione ha superato la basilica intitolata a San Sebastiano. All’altezza delle Fosse Ardeatine – dove alcuni abitanti della zona si sono uniti al pellegrinaggio uscendo di casa in piena notte mentre la luna, quasi pellegrina dall’alto, diffondeva il suo chiarore in un cielo limpido – le migliaia di fedeli hanno sostato per «ricordare il luogo di un eccidio e di tali barbarie che pensavamo impossibile potessero ripresentarsi mentre in questi giorni sentiamo purtroppo ancora parlare delle fosse comuni scavate in Ucraina per seppellire i morti», ha sottolineato il cardinale Enrico Feroci, invitando tutti alla preghiera. Sempre il titolare della diaconia della parrocchia di Santa Maria del Divino Amore ha ricordato ai presenti una devozione antica, propria dell’ultimo tratto del cammino che conduce alla meta. «Giunti all’ultimo dosso prima della strada in discesa che porta al santuario – ha detto Feroci – i pellegrini si fermavano e inginocchiandosi baciavano la terra per ringraziare la Madonna. Anche noi ci fermiamo qui per chiedere alla Madre di essere degni di vederla nel santuario a lei dedicato». Il porporato ha inoltre spiegato che gli antichi pellegrini «una volta giunti qui gridavano “Grazie, Madonna” e lo vogliamo fare anche noi perché abbiamo la certezza che Lei ascolterà la nostra richiesta».

Intorno alle 5.30, quando il cielo da scuro cominciava a farsi più chiaro perché il buio della notte lasciava spazio agli spiragli di luce arancione e viola dell’alba, i pellegrini hanno raggiunto la grotta naturale di tufo adiacente alla torre del primo miracolo. Qui il cardinale De Donatis ha celebrato la Messa conclusiva del pellegrinaggio – alla quale hanno preso parte in totale circa 10mila persone – ringraziando «tutti voi che avete partecipato e anche tutti coloro che hanno organizzato questa occasione che la Madonna ci ha offerto». Tra i concelebranti, oltre al cardinale Feroci, i vescovi ausiliari Benoni Ambarus, Dario Gervasi, Paolo Ricciardi e monsignor Pierangelo Pedretti, segretario generale del Vicariato.

Nella sua omelia il vicario del Papa ha sottolineato come «è più difficile credere nella luce nei momenti difficili», quelli pieni di domande «come quelle che ci facciamo al giorno d’oggi quando dopo la pandemia ci ritroviamo a vedere le immagini di una guerra sanguinosa». Tuttavia «in questa notte di pellegrinaggio, così come nella notte della nostra vita, Dio c’è e c’è stato, non ci ha abbandonato – ha detto ancora il cardinale -, anzi, ci ha osservato, ci ha ascoltato e ha camminato con noi», perciò «in questa vigilia di primavera ci rivolgiamo alla Madre con speranza perché interceda presso il Figlio, con cuore di figli, come abbiamo fatto per tutta questa notte».

Su di te sia Pace! Partenza del Pellegrinaggio al Divino Amore

 

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