Urbi et Orbi, il Papa: no alla corsa al riarmo, mai più echi di morte

Francesco affacciato dalla Loggia delle Benedizioni. Nel testo, letto dal maestro delle Celebrazioni liturgiche monsignor Ravelli, l’appello per il cessate il fuoco a Gaza, per la pace in Ucraina e nelle regioni africane, l’invito a sostenere la popolazione del Myanmar colpita dal sisma. “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo”, afferma il Pontefice, che invoca il rispetto della libertà religiosa e chiede di liberare i prigionieri di guerra e quelli politici durante il Giubileo.

Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!

 

Come un vento leggero, la voce di Francesco si diffonde nella città e nel mondo. Alle 12.02 le pesanti tende di velluto della Loggia delle Benedizioni si aprono per permettere al Papa di fare il suo ingresso sul luogo cuore della facciata della Basilica di San Pietro. Dopo il rincorrersi per settimane di ipotesi e previsioni, il Pontefice si è fatto presente ad uno degli appuntamenti più importanti per la vita della Chiesa, la benedizione Urbi et Orbi di Pasqua. La impartisce lui stesso dopo la lettura del tradizionale messaggio e dopo un giro, a sorpresa, in papamobile tra i fedeli. Il primo dal giorno delle dimissioni dal Policlinico Gemelli.

L’arrivo del Pontefice alla Loggia viene accompagnato da una ovazione che sale da Piazza San Pietro. Una piazza gremita, assolata, fiorita. Circa 35 mila i fedeli riuniti nell’emiciclo del Bernini che poco prima hanno partecipato alla Messa di Pasqua presieduta, su delega del Pontefice, dal cardinale Angelo Comastri. Altri due cardinali sono ai lati del Papa sulla Loggia: il protodiacono Dominique Mamberti e Fernando Vérgez Alzaga, presidente emerito del Governatorato vaticano. È monsignor Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, a leggere il messaggio pasquale del Pontefice. È il Papa stesso a comunicarlo alla folla.

Chiedo al maestro delle celebrazioni di leggere il messaggio

TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO “URBI ET ORBI” DI PAPA FRANCESCO

Una crudeltà bombardare scuole e ospedali

Prima dagli altoparlanti è risuonata la fanfara con l’inno dello Stato della Città del Vaticano, seguito da un cenno dell’inno nazionale italiano. Poi gli onori militari e il picchetto della Guardia Svizzera. Gli sguardi tornano poi a rivolgersi verso l’alto man mano che monsignor Ravelli dà lettura delle parole del Successore di Pietro. Parole di implorazione perché la resurrezione della Pasqua possa giungere in un mondo che sembra brancolare nel buio della morte e delle guerre, delle lacerazioni politiche e sociali e delle divisioni fratricide, della corsa al riarmo e delle crudeltà belliche.

“Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano. Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità.”

(Da VaticanNews del 20.04.2025)

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