08 Giugno 2025 Solennità di Pentecoste

La solennità della Pentecoste viene celebrata 50 giorni dopo la Pasqua: festa durante la quale si fa memoria del dono dello Spirito Santo, che va a colmare la confusione di Babele (cfr Gn 11, 9): in Gesù, morto, risorto e asceso al Cielo, i popoli tornano a comprendersi nell’unica lingua, quella dell’amore.

Nella prima metà del III secolo già Tertulliano e Origene parlano della Pentecoste come di una festa che segue quella dell’Ascensione. Nel IV secolo la Pentecoste è una festa già comunemente celebrata a Gerusalemme, come ricorda la pellegrina Egeria, e propone il tema del rinnovamento che la venuta dello Spirito ha operato nel cuore degli uomini. La Pentecoste affonda le sue radici nel popolo ebraico, con la festa delle Settimane: una ricorrenza di origini agricole in cui si esaltavano le primizie della mietitura e si festeggiava il raccolto dell’anno. Successivamente, gli ebrei ricordarono la rivelazione di Dio a Mosè sul Monte Sinai con il dono delle Tavole della Legge, i Dieci Comandamenti. Quindi per i cristiani diventa il momento in cui Cristo, tornato alla gloria del Padre, si fa presente nel cuore dell’uomo attraverso lo Spirito, legge donata da Dio, scritta nei cuori: “L’Alleanza nuova e definitiva è fondata non più su una legge scritta su tavole di pietra, ma sull’azione dello Spirito di Dio che fa nuove tutte le cose e si incide in cuori di carne” (Papa Francesco, Udienza generale del 19 giugno 2019). A cominciare dalla Pentecoste, ha inizio la Chiesa e si da avvio alla sua missione evangelizzatrice.

“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,15-16.23b-26).

Il segno di riconoscimento

Parlare dello Spirito Santo non è semplice. Il profeta Isaia, ad esempio, parlò dei doni dello Spirito: “Spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11,1ss), al quale poi fu aggiunto “timor di Dio”. Ma questi doni sono “inafferrabili” alla nostra esperienza, se non li colleghiamo ai suoi frutti: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22-23). Gli uni illuminano gli altri.

Ecco, non è facile parlare dello Spirito Santo, se non lo vediamo in azione. E i cristiani saranno riconosciuti proprio da come vivono il dono dello Spirito: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. L’amore è il segno di riconoscimento che viviamo secondo lo Spirito.

L’amore

Amare Lui per imparare ad amarci tra noi. L’amore a Dio non isola, non estranea ma aiuta a immergersi ancora di più. Aiuta ad andare oltre le diffidenze, oltre le paure. Ma in quel “comandamento” si comprende che l’amore non è solo sentimento, ma coinvolge tutta la persona, perché è una scelta, una decisione capace di trasformare chi ama.

Un Maestro interiore

Il Paraclito – termine che troviamo solo nel vangelo di Giovanni – significa colui che assiste, colui che soccorre. È l’avvocato difensore che si oppone all’accusatore e divisore (satana).

Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che vi ho detto”. L’azione dello Spirito è un accompagnare dentro la realtà, e un guidare alla pienezza di verità (cfr Gv 16,13).

Tre sono dunque i doni che Gesù lascia e nello stesso tempo indica: l’amore a Lui (Signore e Dio), l’ascolto della sua Parola (Parola di verità), e l’osservanza dei comandamenti (garanzia del bell’amore). Tre doni concreti e verificabili, perché uno illumina e svela l’altro. Non basta dire “Signore, Signore” (cfr Mt 7,21ss) per dire che si ama il Signore; e non basta neppure dire che si “ascolta la Parola”, se questa non viene messa in pratica (cfr Beata non è chi ha portato in grembo, ma chi mette in pratica la parola, Lc 11,27-28). E per saperlo, basta verificare come vivo i comandamenti, che non significa solo “osservarli”, quanto coglierne lo spirito di fondo, che è l’amore (cfr il giovane ricco, Lc 18,18ss).

Preghiera

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni; datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch’è sviato.

Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.

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