26 febbraio 2016 – Per le Donne Crocifisse: Via Crucis Vivente di Solidarietà e Preghiera

Locandina Crocifisse

(Clicca qui per scaricare la locandina)

ROMA, 26 FEBBRAIO 2016, 19:30 – CHIESA SANTO SPIRITO IN SASSIA

Ogni giorno in Italia le Forze dell’Ordine scovano e arrestano i criminali dediti allo sfruttamento della prostituzione. Quotidianamente, sia sulle strade che all’interno di locali privé, night, alberghi e appartamenti, vengono eseguite operazioni di polizia esemplari, dimostrando come il fenomeno della prostituzione coatta sia molto diffuso. Tuttavia i mercenari e gli schiavisti continuano imperterriti a gestire il traffico di queste giovanissime donne, spesso anche minorenni, beffandosi dello Stato italiano che non considera reato il prostituirsi bensì il costringere l’altro a farlo.

Ci sono anche le mormorazioni di un popolo consapevole ma impaurito, quasi assuefatto, alla drammatica situazione che vedrebbe le organizzazioni impadronirsi del territorio. Insomma una vera e propria base intoccabile e un covo non così sconosciuto dove mafie albanesi, russe, nigeriane e rumene, con la connivenza di quelle italiane, si spartiscono il bottino ricavato sulla pelle di queste povere ragazze. Sì, perché, di fatto sono proprio loro a stare di giorno e di notte semi nude, a prendere calci e pugni e a rischiare la vita…quelle donne che molti ancora si ostinano a considerare prostitute per libera scelta! Noi, che sulle strade ci andiamo da oltre 30 anni, sappiamo di trovarci dinanzi ad una colossale ipocrisia e falsità.

Forse il regime di schiavitù e sfruttamento ha trovato un ambiente socialmente felice e compiacente in questi territori? Ecco perché scenderemo in strada chiedendoti di unirti a noi nel tempo cristiano della Quaresima, venerdi 26 Febbraio alle ore 19.30, ci ritroveremo a Roma, in Via dei Penitenzieri, alla Chiesa Santo Spirito in Sassia, per abbracciare simbolicamente tutte le strade di questo orribile mercato, per donare solidarietà e innalzare la preghiera di supplica al Signore nei confronti di queste nostre giovani sorelle.

Ti aspettiamo

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, è un Ente Ecclesiastico internazionale che opera nel mondo dell’emarginazione in Italia e all’estero. La Comunità vive la propria vocazione attraverso la condivisione diretta e la rimozione delle cause che provocano le ingiustizie. Mossi dallo Spirito a seguire Gesù povero e servo, i membri della Comunità mettono la propria vita al fianco dei più deboli e si impegnano a cercare di togliere le cause che creano lo stato di bisogno.

A partire dal 1991, la Comunità è impegnata in un’opera continua e sempre più articolata per liberare dal racket il maggior numero di ragazze schiavizzate. L’intervento intrapreso di questi ultimi anni ha assicurato la libertà a circa 7.000 ragazze ridotte in stato di schiavitù. Questo è stato reso possibile grazie al lavoro in rete organizzato all’interno dell’Associazione che, divisa in zone, dà vita ad un servizio “antitratta per il recupero di ragazze schiavizzate”.

Ad oggi, la Comunità è presente in Italia e in circa 40 Paesi del mondo con oltre 600 case famiglia e strutture di accoglienza; ogni giorno sostiene più di 60.000 persone.

 

Politica e Vita, Concretezza e Dottrina Sociale: uno spazio di discussione.

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di Don Fabio Bartoli

Si aggira nel mondo un inquietante fantasma, una malattia dell’anima il cui nome apparentemente seducente nasconde a malapena il malessere che genera, è lo spiritualismo, che potremmo chiamare anche angelismo, ovvero la pretesa di pensare l’uomo disincarnato, come un essere puramente mentale in cui il corpo e tutto ciò che il corpo porta con sé, ovvero la concretezza della realtà che ci determina al di là dei nostri desideri, è solo un peso da ignorare o un fastidio di cui sbarazzarsi al più presto. La cosiddetta ideologia gender è interamente figlia di questa malattia spirituale, ma ad essa appartiene anche la pretesa di possedere le radici della vita con tutto ciò che porta con sé (dalla manipolazione genetica dell’uomo e dell’ambiente, all’eutanasia).

La Chiesa non è immune al contagio di questa malattia che periodicamente è tornata ad inquinare il Cristianesimo. Nei primi secoli si chiamava Gnosi, poi ha assunto altri nomi: Donatismo, Catarismo, Giansenismo eccetera.

Secondo questa visione del Cristianesimo i discepoli di Cristo dovrebbero occuparsi delle cose dello Spirito e lasciare agli uomini del mondo le cose del mondo. Guai a parlare di politica, perché “la politica è una cosa sporca”, guai a pensare di uscire dalle sacrestie, perché “cosa c’entra il vangelo con il mondo del lavoro o della cultura?”, guai a professare pubblicamente la propria fede, perché “la fede è una cosa intima e privata”.

In realtà però il centro della nostra fede è che Dio si è fatto uomo e quindi, per citare il Concilio Vaticano II, “non c’è nulla di autenticamente umano che sia estraneo al cuore dei discepoli di Cristo”. La politica allora diventa la forma più alta della carità, il vangelo è il motore fondamentale della cultura e la fede deve essere professata e praticata in pubblico, altrimenti rapidamente si inaridisce e muore.

Se Gesù non cambiasse radicalmente il mio modo di vivere, se l’incontro con Lui non cambiasse il mio modo di lavorare e di giocare, di studiare e di amare, di ridere e piangere non mi avrebbe davvero redento. Un Gesù che non abbia niente da dire su come mi vesto, su come guadagno i miei soldi, su come impiego il mio tempo non mi interessa, non è il Gesù del Vangelo.

Per questo la Chiesa ha elaborato una precisa “dottrina sociale”, che altro non è che l’applicazione del Vangelo alla gestione della società e dei processi produttivi, in una parola alla politica.

Il nostro Guido ha già cominciato a presentare alcuni lineamenti fondamentali di dottrina sociale, e questo ci sembra talmente importante che vogliamo creare nel nostro sito una finestra specificamente dedicata alla dottrina sociale.

È uno spazio pensato innanzitutto come un luogo di dibattito perché se è vero che i principi fondamentali della dottrina sociale non sono opinabili, perché sono ricavati direttamente dal Vangelo, la loro applicazione concreta però è mutevole, perché si riferisce ad una attualità in continuo mutamento e quindi nessuno può pretendere di derivare da quei principi universali delle conclusioni politiche fisse ed immutabili che pretendano di avocare a sé l’autorità della Chiesa o dello stesso Vangelo.

Si discute non per convincere l’altro, ma per imparare insieme, spero quindi che questo spazio di dibattito, che alternerà la discussione del presente con la definizione dei principi fondamentali, sarà molto frequentato, perché tutti insieme possiamo metterci alla scuola del vangelo ed imparare cosa ha da dirci Gesù sulla concretezza della società e della nostra vita.

Gli ultimi interventi proposti sono riportati qua sotto.

Si sottolinea che tutti gli interventi contengono esclusivamente una opinione personale degli autori.

Dottrina Sociale

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Il taglio delle pensioni di reversibilità è un nuovo attacco al matrimonio ed alle famiglie appena formate.

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di Guido Mastrobuono

Con buona pace di coloro a cui il DDL Cirinnà avrebbe dovuto garantire una pensione di reversibilità, stiamo assistendo all’avvio di una campagna politica (e soprattutto mediatica) apparentemente intenzionata a togliere le pensioni di reversibilità a quanta più gente possibile  allo scopo di “fare cassa”. (#renziciricorderemo)

D’altro canto, è prontamente iniziata una fragorosa levata di scudi sia da parte delle opposizioni esterne alla maggioranza che da parte delle cosiddette opposizioni interne (e cioè dei gentiluomini che votano a favore ma pensano contro).

Tutto ciò avviene con la provvidenziale amplificazione da parte di organi informativi di gran calibro quali il Corriere della Sera ed il Fatto Quotidiano.

Vorrei, con qualche riga, descrivere la “puzza di bruciato” che si leva dall’intera operazione.

Il taglio delle pensioni di reversibilità non fa cassa

Per prima cosa, è bene rifiutare la tesi che il taglio delle pensioni di reversibilità serva a fare cassa.

Le pensioni di reversibilità sono fondi che vengono quasi immediatamente spesi per la sussistenza.

Ogni volta che questi soldi passano di mano (cioè vengono spesi, guadagnati e tassati) lo Stato se ne prende indietro una fetta considerevole (tra il 20 ed il 50%).

In pratica sono soldi dati alla cittadinanza con un elastico che li fa rimbalzare indietro dopo pochi mesi.

E’ possibile dimostrare che  questa spesa non ha nulla a che vedere con l’enorme debito pubblico il quale deriva direttamente dalla scellerata decisione conosciuta come il “divorzio” tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro

  • dopo il quale lo Stato ha incominciato a pagare interessi ai privati non appena  “mette da parte” i soldi per gli investimenti
  • mentre prima pagava le conseguenza dei suoi investimenti parecchio tempo dopo che essi erano avvenuti.

Tant’è vero che ciò viene affermato dagli stessi latori del provvedimento.

«Sia chiaro, tutto questo non ha l’obiettivo di risparmiare risorse ma di rendere più giusta l’assegnazione dei fondi», sottolinea Stefano Sacchi, commissario dell’Isfol oltre che ex consigliere del ministero del Lavoro su questa partita.

fonte Corriere della Sera

Il danno alle vedove 

Il danno alle vedove ed agli orfani è innegabile ma è probabile che le fanfare delle (finte ) opposizioni si attiveranno per limitarlo o scaricarlo sulle prossime generazioni.

Ci sarà la levata di scudi ed il governo inizierà a contrattare.

Già sul Corriere (che è l’organo di proprietà di quel potere finanziario che trarrà il maggiore vantaggio dalla situazione) si riportano le precisazioni di palazzo Chigi che, apparentemente terrorizzato da due Tweet e da qualche protesta di rito,  si è affrettato a specificare che «se ci saranno interventi di razionalizzazione saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, e riguarderanno solo le prestazioni future, non quelle in essere».

Tutti salvi?

Non proprio.

Esiste il sospetto che questo attacco non riguardi le famiglie del passato, riguarda le giovani famiglie che, alla luce delle difficoltà del mondo del lavoro, potrebbero essere tentate di

  • considerare l’eventualità di “tenere a casa” uno dei coniugi
  • e scoprire che, in alcuni casi, ciò non rende assolutamente più poveri ed infelici.

L’attacco alla famiglia ed al matrimonio

Perché dedicare tempo e risorse nel taglio di pensioni che non deve avvenire subito e, di conseguenza, non può dare alcun ristoro alle casse dello stato?

Una buona ragione è quella di attaccare e rendere impossibile la famiglia mono reddito.

Già molto è stato fatto.

Per prima cosa gli stipendi sono stati sostanzialmente dimezzati (prima le famiglie si mantenevano con uno stipendio ora ce ne vogliono due).

Poi si è lavorato per rendere più instabili le famiglie (con il divorzio facile).

Ora stanno facendo in modo di aumentare il rischio generato dalla possibilità di morte del coniuge che genera il reddito.

Famiglie mono reddito

Ma guardiamo un attimo la struttura ed il funzionamento di queste famiglie mono reddito.

Invece di essere un’associazione temporanea formata di due individui che dividono l’affitto, il letto e poco altro, la famiglia mono reddito è una squadra formata da due coniugi che si coordinano al fine di ottenere il massimo beneficio dalla spesa di ogni singolo euro.

Uno dei due lavora fuori casa e genera il reddito familiare.

Il secondo coniuge (generalmente la moglie) si confronta con il difficile incarico di far bastare le entrate.

Con gli stipendi attuali, si tratta di un incarico tutt’altro che semplice e secondario: servono infatti doti tecniche, mediche, economiche e di management di alto livello.

D’altro canto,  le possibilità di risparmiare (o meglio non farsi derubare ed avvelenare) gestendo con attenzione ed oculatezza

  • gli acquisiti,
  • la manutenzione della casa,
  • la gestione, cura ed educazione dei figli,
  • la somministrazione degli alimenti,

è possibile affermare che il componente della coppia impegnato in casa è in grado di raddoppiare il beneficio dello stipendio percepito.

Però diminuirebbe la spesa in

  • medicine,
  • carburante,
  • cibi spazzatura,
  • e nel rimpiazzo di beni rovinati dall’incuria.

Inoltre, il lavoratore dipendente che sostiene le famiglie mono reddito si può spostare con maggiore facilità (in quanto il coniuge non è bloccato da un secondo lavoro dipendente) e può accedere a migliori occasioni lavorative.

E questo non piace.

 

Legame tra famiglia mono reddito ed il matrimonio

Se vogliamo comprendere il rapporto tra il concetto stesso del matrimonio e le famiglie mono reddito, dobbiamo dare un’occhiata al significato del termine.

La parola italiana matrimonio continua la voce latina matrimonium, formata dal genitivo singolare di mater (ovvero matris) unito al suffisso –monium, collegato, in maniera trasparente, al sostantivo munus ‘dovere, compito’.

Il termine si è formato su influsso del preesistente patrimonium.

Dunque matrimonio, rispetto ad altri termini che vengono correntemente impiegati con significato affine, pone, almeno in origine, maggiore enfasi sulla finalità procreativa dell’unione: l’etimologia stessa fa riferimento al “compito di madre”…

(Accademia della crusca)

Quindi il concetto stesso di matrimonio implica la collaborazione di due soggetti: una donna che espleta i “compiti di madre” (cura, tutela, gestione) ed un’uomo che espleta i compiti del pater familias (ottenimento e difesa del patrimonio).

Questo schema è stato duramente contestato durante la rivoluzione dei costumi del 1968.

 

Un piccolo pezzo di storia della guerra alla famiglia mono reddito

Ultimamente ho scoperto un piccolo pezzo di storia della guerra alla famiglia mono reddito.

Nel 1925, un certo conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi pubblico un libretto intitolato “Praktischer idealismus” nel quale raccoglieva una serie di articoli pubblicati nel quinquennio precedente.

Probabilmente si trattò di un piccolo atto di vanità.

Il libro non fu mai tradotto e venne fatto velocemente dimenticato.

Di nobile famiglia, Kalergi è ricordato da Wikipedia come uomo politico e filosofo anche se, come uomo politico, non ottenne mai nulla.

La sua opera filosofica è talmente importante da fare sì che i suoi libri non vengono  nemmeno tradotti.

Però,

  • egli è considerato uno dei padri dell’Unione Europea,
  • uno dei padiglioni del complesso governativo della UE di Bruxelles porta il suo nome
  • ed un premio che porta il suo nome è assegnato agli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo “ideale” confederativo e mondialista.

Tra i premiati troviamo Angela Merkel e Herman Van Rompuy.

In realtà, il conte Kalergi fu un abile lobbista mantenuto prima dal barone Ludwig Nathaniel Freiherr von Rothschild, da lui conosciuto per mezzo della loggia massonica “Humanitas” di Vienna, e poi dalla disnastia bancaria Warburg (riconducibile alla banca tedesca di Amburgo (la Banca Warburg)  ed alla fondazione della FED (la Federal Reserve statunitense)).

Ok… e cosa centra tutto questo con la famiglia?

In questo libricino, il conte Kalergi propone la fondazione di una società che sostituisse la democrazia con una aristocrazia illuminata (in mano alle grandi famiglie del gotha finanziario mondiale).

Inoltre, egli notò il problema generato dal fatto che, nelle famiglie proletarie, più del 50 % dei componenti (cioè le madri ed i figli) fosse fuori dal mercato della  cosiddetta “forza lavoro” ed, in questo modo si sottraeva al potere degli amici finanzieri.

L’attività casalinga è un’attività economica al di fuori del mercato.

Dato che senza il mercato non c’è nulla da comprare, il potere degli usurai ne risulta intollerabilmente limitato.

Per questo motivo, il conte proponeva, per le classi subalterne, di sostituire un tessuto sociale composto da nuclei famigliari con una massa informe di consumatori privi di legami e  dotati di sessualità promiscua.

Sarebbe stato infatti più semplice fare sì che ogni aspetto della vita di costoro (nascita, educazione, sessualità, genitorialità, vecchiaia e morte) fosse soggetto al mercato ed, in questo modo, ridotto a merce.

Per fare ciò, il conte propose di effettuare questa rivelazione usando le donne stesse: sarebbe stato sufficiente presentare l’autorità del mercato e dei datori di lavoro come una liberazione dall’autorità del marito.

Ricordiamo che era il 1925.

“Il femminismo è mescolato con l’idea confusa per cui le donne sono libere quando servono il datore di lavoro, ma schiave quando aiutano i mariti”.

(Gilbert Keith Chesterton)

La pensione di reversibilità e la famiglia

Kalergi non era il capo della Spectre, era semplicemente un servitore del potere finanziario che ha pubblicato un libretto di memorie.

Di certo, tra queste memorie, troviamo il suggerimento di eliminare la famiglia monoreddito fondata sul matrimonio in quanto limitava i guadagni ed il potere dell’Aristocrazia Finanziaria del 1925.

Ora,

  • un governo non eletto,
  • sostenuto dai burocrati dell’Unione Europea
  • e cioè da gente che considera Kalergi come una sorta di San Tommaso,
  • molto sensibile ai problemi delle aristocrazie finanziarie locali ed internazionali,

propone una misura che rende rischiosissimo per le mogli un impegno esclusivo nei suoi “doveri di madre” in quanto la morte dei mariti le priverebbero del patrimonio (e cioè della pensione).

Facendo ciò, il governo nega il fatto che detto patrimonio è stato accumulato grazie al paritario impegno della moglie e, di conseguenza, la pensione di reversibilità non è un sussidio statale ma, al contrario, è la giusta restituzione di soldi guadagnati alla persona che li ha guadagnati.

Tutto ciò contribuisce alla realizzazione della società liquida descritta da Kalergi ed in gran parte già realizzata e/o in fase di realizzazione.

A me sembra abbastanza per dire che la famiglia è sotto attacco e questa manovra è una componente fondamentale di questo attacco.

Quindi, come il DDL Cirinnà, dobbiamo vigilare ed attivarci affinché non ci si limiti a modificare questo provvedimento: bisogna ritiralo in toto.

Inoltre, sarà bene spulciare gli atti di questo governo per vedere se, per caso,  non nascondono qualche altra sorpresa.

Riferimenti

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Nikolaus_di_Coudenhove-Kalergi
  2. http://www.corriere.it/politica/16_febbraio_15/pensioni-reversibilita-fronte-no-tagli-f4f244c0-d35d-11e5-9081-3e79e8e2f15c.shtml
  3. http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/13/pensione-di-reversibilita-un-furto-sulla-pelle-delle-vedove/2461360/
  4. http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/etimologia-significato-matrimonio
  5. http://www.byoblu.com/post/2015/09/24/il-piano-kalergi.aspx
  6. http://www.byoblu.com/post/2015/09/24/il-piano-kalergi.aspx

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Fotoracconto della Cena di Santa Scolastica (10/02/2016)

Il 10 di febbraio, si festeggia Santa Scolastica, sorella di San Benedetto.

Noi, quest’anno, l’abbiamo festeggiato il 9 in quanto il 10 era mercoledì delle ceneri.

Ci siamo visti alle ore 20 nella mensa.

I collaboratori hanno cucinato e servito a tavola e le collaboratrici sono rimaste sedute.

Menù: polenta, salsiccie e spuntature di maiale.

La parrocchia non è luogo da emozioni forti: è un posto dove le cose accadono con calma.

E con calma, da noi, sta nascendo una piccola comunità di amici.

Nelle piccole comunità non è necessario essere frizzanti, eleganti e strepitosi.

Bisogna essere come i ragazzini: fieri dei propri amici perché stanno condividendo con loro l’emozionante scoperta del mondo.

Ed, in un certo senso, è proprio quello che facciamo noi ogni volta che ci incontriamo: scopriamo il mondo ed il suo Senso.

Ed accettiamo che ognuno di noi segua il sentiero con il suo ritmo.

Seguendo i percorsi che gli sono più congeniali.

E pendenze compatibili con le gambe, il cuore e la stagione.

Martedì sera, questa condizione ha creato una gioia semplice e lieve come la carezza dello Spirito che toccava le guance di chi si sentiva come una famiglia raccolta nella sua casa.

Ma bando alle ciance… guardiamo le foto!

 

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