Why should the devil have all the good music?

Perché tutta la buona musica dovrebbe appartenere al diavolo?

Me lo sono sempre chiesta e doveva esserselo chiesto pure un certo Larry Norman visto che, nel 1972, scrisse una canzone che si intitolava cosi.

Ma chi era Larry Norman?

LarryNorman02

Larry era un tizio dai lunghi capelli biondi, di quelli che immagini a cavalcioni di una Harley mentre fa su e giu’ per la Route 66 bevendo Southern Comfort liscio e divorando bistecche;  suonava la chitarra ed essendo coevo dei “grandi” del pop rock dello scorso millennio ha aperto i concerti di gente tipo Jimi Hendrix e i Doors, ma cosa più importante, è considerato il pioniere del Christian Rock.

Il Christian Rock è un genere musicale suonato da gruppi esplicitamente Cristiani che utilizzano riferimenti biblici nei testi delle loro canzoni  e che annovera al suo interno infinite correnti, dal Christian metal al Christian punk, al Christian Garage al Christian Hardcore, ma tornando al nostro Larry, i suoi album non saranno stati memorabili, però il suo messaggio l’ho sempre trovato interessante e condivisibile: la musica che ti fa ballare e ti fa venir voglia di muoverti non è roba del diavolo!

Alla faccia di tutti quelli che hanno sempre rilevato presenze e messaggi inquietanti in un certo tipo di musica.

Certo è innegabile che la storia del blues e del rock sia costellata di personaggi che hanno avuto storie difficili, talvolta oscure.

Se partiamo dagli albori, basti pensare a Robert Johnson[1], alle leggende che circondano il suo presunto patto col diavolo e alla sua morte prematura a soli  27 anni…la stessa età di Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin e Kurt Cobain ed Amy Winehouse, cinque tizi che al solo nominarli vengono i brividi  pensando alle loro vite devastate nonostante il talento e la fama.

Ma il rock, il blues non sono solo droga, ricerca disperata di amore mai soddisfatta, sesso vissuto in modo compulsivo e  autodistruzione.

Penso a Sir Paul McCartney e al suo matrimonio durato 29 anni terminato con la morte di Lovely Linda, penso ai loro quattro figli, alla casa sul promontorio del Kintyre e chissenefrega se lei faceva i cori stonati, io li ho sempre amati quando erano insieme sul palco!


paul

A tredici anni ascoltavo i suoi primi album da solista, quelli usciti subito dopo lo scioglimento dei Beatles e guardavo quelle foto all’interno delle copertine (ve le ricordate quelle belle copertine dei vinili?) che lo ritraevano con la famiglia in mezzo ai campi d’erica. Oltre ad ascoltare la musica, guardare le foto e tradurre i testi con l’Hazon Garzanti, imparavo una cosa importante: puoi desiderare un amore che duri per sempre, “a love, to last forever, one that will never fades away[2] , ed è importantissimo per un giovane sapere che può aspirare a qualcosa di tanto prezioso.

E poi, sempre in tema di grandi icone del pop rock, come non pensare a Bruce Springsteen?

Un altro dei miei idoli. Un tizio dal sorriso fanciullesco,  accogliente come un salotto vittoriano con tanto di caminetto acceso e tavolo imbandito per il tè delle cinque.

Amo la sua musica, ma soprattutto amo il rapporto fraterno che ha con i suoi musicisti, la  E-Street Band, una specie di enorme famiglia.

springsteen-bruce--e-street-band-the

Amo la tenerezza che percepisci quando parla dei suoi “blood brothers”: Big Man (il suo compianto sassofonista Clarence Clemons) o di Little Steven, oppure di Roy Bittan, di Sister Soozie Tyrell, del suo Minister of the Big Beat, il batterista Max Weinberg o di Patti Scialfa, chitarrista, corista, ma soprattutto sua sposa.

Vedere un concerto di Springsteen , ma soprattutto, vederlo presentare la sua Band è un omaggio all’amicizia che diventa famiglia e ai fratelli che sono i tuoi migliori amici.

E ogni volta che vedo un concerto di Springsteen penso che anche il rock and roll può essere un inno alla gioia. Un inno alla vita  che è bellissima con tutti i suoi problemi, perché nonostante  le lacrime e il dolore che “ti fa venir voglia di prendere un coltello e strapparti la sofferenza dal cuore”[3] esiste una Terra Promessa, esiste l’amore, esistono, viva Dio! gli amici, esiste la speranza.

Aveva ragione il vecchio Larry, il rock and roll non è sempre roba del diavolo, perché ci sono volte in cui ci racconta la gioia allo stato puro: for the ones who have a notion, a notion deep inside, that it ain’t no sin to be glad you’re alive[4], per quelli che sanno, nel profondo del cuore, che non è peccato essere felici di stare al mondo.

 

Note

[1] Robert Johnson 1911-1938   Chitarrista afro-americano, considerato un pilastro della musica blues, il suo nome è nella Rock and Roll Hall of Fame e, secondo la classifica di Rolling Stone,  è tra i 100 migliori chitarristi della storia. Pare che all’inizio fosse un musicista mediocre, poi il suo incredibile miglioramento e le drammatiche vicende della sua vita diedero origine alla leggenda del patto col diavolo avvenuto ad un crocevia, il famoso “crossroad”  citato in molte canzoni e reso popolare poi dalla versione di Eric Clapton.

[2] Coming Up singolo, 1980.

[3] “…take a knife and cut this pain from my heart” The Promised Land  –  Darkness on the Edge of Town – 1978

[4] Badlands – Darkness on the Edge of Town –   1978

Nota dello Staff

Con questo articolo il sito della parrocchia inizia a parlare di un argomento che ci sta molto a cuore.

Questo tema è la musica che, a nostro avviso, è come una strada dorata attraverso la quale lo Spirito Santo inonda i nostri cuori.

L’intento è quello di parlare di musica con lo stesso amore e lo stesso impegno che dedichiamo alla buona letteratura cristiana proponendovi.

  • articoli di cultura generale,
  • spartiti, metodi di apprendimento, materiale audio e video,
  • testimonianze di amore per la musica, per i generi musicali, per singoli autori o per brani in particolare.
Per ascoltare un po’ di questa musica…

Per acquistare…