20 Marzo 2023 Solennità di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria

La più antica menzione del culto di san Giuseppe in Occidente appare intorno all’800 nel nord della Francia. Vi si legge al 19 marzo: “Ioseph sponsus Mariae”. La menzione di Giuseppe sposo di Maria sarà sempre più frequente dal IX al XIV secolo. Nel XII secolo, i crociati, eressero una chiesa in suo onore a Nazaret. Ma è nel XV secolo che il culto a san Giuseppe si diffonderà sotto l’influenza di san Bernardino da Siena e soprattutto di Giovanni Gerson (+ 1420), cancelliere di Notre Dame di Parigi: sarà proprio lui ad alimentare il desiderio di una festa dedicata a san Giuseppe in modo ufficiale. C’erano già alcune celebrazioni, a Milano, presso gli Agostiniani e in molte località della Germania. Comunque sia, dal 1480, con l’approvazione di Papa Sisto IV s’inizia a celebrare la festa il 19 marzo, che diventerà poi obbligatoria con Papa Gregorio XV nel 1621. Pio IX nel 1870 lo dichiara patrono della Chiesa universale, e Giovanni XXIII nel 1962 fa inserire il suo nome nel Canone romano della Santa Messa. E Papa Francesco ha approvato sette nuove invocazioni nelle Litanie di san Giuseppe: custode del Redentore, servo di Cristo, ministro della Salvezza, sostegno nelle difficoltà, patrono degli esuli, patrono degli afflitti, patrono dei poveri.

Preghiera

Salve, custode del Redentore,
e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio;
in te Maria ripose la sua fiducia;
con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,
e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici grazia, misericordia e coraggio,
e difendici da ogni male. Amen.
( Papa Francesco)

Patronato: Padri, Carpentieri, Lavoratori, Moribondi, Economi, Procuratori Legali, Poveri, Esuli, Afflitti

Etimologia: Giuseppe = aggiunto (in famiglia), dall’ebraico

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia.

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore(Mt 1,16.18-21.24).

La liturgia propone anche Lc 2, 41-51

Padre amato

Giuseppe si è posto al servizio del progetto della salvezza. Si è preso cura della Santa Famiglia che Dio gli ha affidato. Si è fatto un servo attento al momento dell’Annunciazione; un servo provvidente nel prendersi cura di Maria e del Bambino che portava in grembo; ha preso le difese della Famiglia nel momento del pericolo. Sono solo alcuni dei tratti di san Giuseppe che spiegano il perché il santo popolo di Dio lo venera con particolare devozione.

Padre nella tenerezza

Giuseppe ha insegnato a Gesù a camminare, tenendolo per mano: Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe, uomo giusto. In Giuseppe, Gesù ha visto l’uomo di fede che sa guardare con speranza la vita, perché in mezzo alle tempeste Dio rimane saldo al timone della barca della vita.

 

Padre nell’obbedienza

A Giuseppe il piano di Dio gli viene svelato attraverso i sogni, e la sua risposta è sempre pronta: nel momento dell’Annunciazione del Signore, quando Erode vuole uccidere il Bimbo, alla morte di Erode. Giuseppe viene guidato da Dio e obbedisce. Gesù ha respirato questa “sottomissione” filiale a Dio, e ha imparato a obbedire ai genitori.

Padre dell’accoglienza

Giuseppe si presenta come figura di uomo rispettoso, delicato, capace di mettere la dignità e la vita di Maria al di sopra di ogni cosa, anche della sua reputazione. Giuseppe accoglie, certo che ogni cosa è guidata dalla provvidenza di Dio. Ha capito che la vita si svela nella misura che si accoglie il progetto di Dio, che ci si riconcilia con il progetto di Dio. È il realismo cristiano: accogliere in Dio la propria storia, per imparare ad accogliere chi incontriamo.

Padre del coraggio creativo

Di fronte alle difficoltà, Giuseppe ha sempre tirato fuori le risorse più inaspettate. Giuseppe è l’uomo mediante il quale Dio si prende cura degli inizi della storia della salvezza; dove le difficoltà non fermano l’audacia e l’ostinazione di questo uomo giusto e saggio. Dio si fida di quest’uomo, così come si fida di Maria, e da qui, Giuseppe si rivela il Custode della Santa Famiglia: quella di Nazaret, e oggi quella della Chiesa.

Padre lavoratore

Il lavoro, inteso come partecipazione all’opera stessa di Dio, è quanto Giuseppe porta avanti nella sua vita ed è quanto insegna al Figlio Gesù. L’importanza del lavoro per dare origine a una nuova “normalità”, in cui nessuno sia escluso. Il lavoro di san Giuseppe ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare. Il lavoro è garanzia della dignità dell’uomo.

Padre nell’ombra

Essere padri significa introdurre il Figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze. La logica dell’amore è sempre logica di libertà: e la gioia di Giuseppe è il dono di sé. Si è reso inutile, si è lasciato mettere in ombra affinché emergesse il Figlio.

APPROFONDIMENTO

Il nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”. Può essere che l’inizio sia avvenuto col nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli. Ma è sicuramente dal padre putativo, cioè ritenuto tale, di Gesù e considerato anche come l’ultimo dei patriarchi, che il nome Giuseppe andò diventando nel tempo sempre più popolare. In Oriente dal IV secolo e in Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i cristiani. Non vi è dubbio tuttavia che la fama di quel nome si rafforzò in Europa dopo che nell’Ottocento e nel Novecento molti personaggi della storia e della cultura lo portarono laicamente, nel bene e nel male: da Francesco Giuseppe d’Asburgo a Garibaldi, da Verdi a Stalin, da Garibaldi ad Ungaretti e molti altri ancora.
San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia” nella quale nacque, misteriosamente per opera dello Spirito Santo, Gesù figlio del Dio Padre. E orientando la propria vita sulla lieve traccia di alcuni sogni, dominati dagli angeli che recavano i messaggi del Signore, diventò una luce dell’esemplare paternità. Certamente non fu un assente. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figliolo con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”. Lasciò probabilmente Gesù poco prima che “il Figlio dell’uomo” iniziasse la vita pubblica, spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel padre da secoli viene venerato anche quale patrono della buona morte.
Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno. Strumenti di lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega, tutti costruiti dall’abilità di quelle mani ruvide e callose.
Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca. Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi. Da molte loro leggendarie notizie presero però le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo (347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274). Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria. In quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione.
San Giuseppe non è solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime modello di vigilanza e provvidenza” nonché della Chiesa universale, con festa solenne il 19 marzo. Egli è oggi anche molto festeggiato in campo liturgico e sociale il 1° maggio quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII. Papa Giovanni XXIII gli affidò addirittura il Concilio Vaticano II. Vuole tuttavia la tradizione che egli sia protettore in maniera specifica di falegnami, di ebanisti e di carpentieri, ma anche di pionieri, dei senzatetto, dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno. Viene addirittura pregato, forse più in passato che oggi, contro le tentazioni carnali.
Che il culto di San Giuseppe abbia raggiunto in passato vette di popolarità lo dimostrano anche le dichiarazioni di moltissime chiese relative alla presenza di sue reliquie. Per fare qualche esempio particolarmente significativo: nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua cintura. Ancora: ad Aquisgrana si espongono le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi della chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dichiarano di essere in possesso del suo bastone. È sicuramente un bel “aggiunto” di fede.

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