15 Luglio 2023 Memoria di San Bonaventura Vescovo e dottore della Chiesa

Bagnoregio, Viterbo, 1217/8 – Lione, Francia, 15 luglio 1274

Giovanni Fidanza nacque a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218. Bambino fu guarito da san Francesco, che avrebbe esclamato: «Oh bona ventura». Gli rimase per nome ed egli fu davvero una «buona ventura» per la Chiesa. Studiò a Parigi e durante il suo soggiorno in Francia, entrò nell’Ordine dei Frati Minori. Insegnò teologia all’università di Parigi e formò intorno a sé una reputatissima scuola. Nel 1257 venne eletto generale dell’Ordine francescano, carica che mantenne per diciassette anni con impegno al punto da essere definito secondo fondatore dell’Ordine. Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico ed importante fu la «Legenda maior», biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto per il ciclo delle Storie di San Francesco. Fu nominato vescovo di Albano e cardinale. Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15 luglio 1274.

Patronato: Fattorini

Etimologia: Bonaventura = fortunato, significato intuitivo

Emblema: Bastone pastorale, cappello da cardinale

Martirologio Romano: Memoria della deposizione di san Bonaventura, vescovo di Albano e dottore della Chiesa, che rifulse per dottrina, santità di vita e insigni opere al servizio della Chiesa. Resse con saggezza nello spirito di san Francesco l’Ordine dei Minori, di cui fu ministro generale. Nei suoi molti scritti unì una somma erudizione a una ardente pietà. Mentre si adoperava egregiamente per il II Concilio Ecumenico di Lione, meritò di giungere alla visione beata di Dio.

PREGHIERA DI SAN BONAVENTURA

Trafiggi, o dolcissimo Gesù, le profondità della mia anima con la soavissima e salutare ferita del tuo amore, infondendovi un’autentica, serena, apostolica carità, di modo che arda e si sciolga solo e sempre per amore e desiderio di Te; Te desideri e quasi muoia nelle tue dimore, non cerchi altro che dissolversi ed essere con Te. Concedi che la mia anima sia assetata di Te, del pane degli angeli, della refezione dei santi, del nostro pane quotidiano, soprasostanziale, che ha in se ogni dolcezza; che il mio cuore abbia sempre sete e si nutra di Te, dove gli angeli desiderano fissare lo sguardo, e i reconditi della mia anima siano ricolmati dalla dolcezza della tua percezione; sia il mio cuore sempre assetato di Te, fonte della vita, fonte della sapienza e della scienza, fonte della eterna luce, rigoglio della casa di Dio. Te sempre ambisca, Te cerchi, Te trovi, a Te protenda, a Te sopraggiunga, Te mediti, di Te parli, e tutto operi a lode e gloria del tuo nome, con umiltà e discrezione, con amore e consolazione, con facilità e affetto, con perseveranza sino alla fine; perché Tu solo sia sempre la mia speranza, la mia fiducia, la mia ricchezza, il mio diletto, la mia allegrezza, la mia gioia, il mio riposo e la mia tranquillità, la mia pace, la mia soavità, la mia dolcezza, il mio cibo, la mia refezione, il mio rifugio, il mio aiuto, la mia sapienza, la mia parte di eredità, il mio possesso, il mio tesoro, a cui siano sempre fissati, saldi ed inamovibili, la mai anima e il mio cuore. Amen.

APPROFONDIMENTO

Nato nella città di Bagnoregio, vicino Viterbo, Giovanni Fidanza è figlio di un dottore. Presto si rende conto di non voler seguire la strada del padre; secondo una leggenda che spiegherebbe anche l’adozione del suo nome religioso, determinante sarebbe stato l’incontro con San Francesco d’Assisi che quando era piccolo lo avrebbe guarito da una grave malattia segnandolo in fronte con la croce ed esclamando: “O bona ventura!”. A 18 anni va a studiare a Parigi e qui entra nell’Ordine dei Frati Minori e termina gli studi nel 1253, diventando magister e ottenendo quindi la licenza di insegnare teologia.

L’ostilità verso gli Ordini mendicanti
È scoppiata però nel frattempo una terribile lotta intestina tra i maestri secolari e i maestri appartenenti agli ordini mendicanti, che per un certo periodo non sono riconosciuti dalle università. La disputa ha origini nell’Alto Medioevo, quando nel XII secolo la Chiesa aveva inizialmente condannato come eretici i movimenti religiosi pauperistici, fino a quando Papa Innocenzo III li incluse all’interno del corpo ecclesiale alle dirette dipendenze del Papato. La tensione torna alta nel 1254 con la pubblicazione di un’opera che profetizza l’avvento di una nuova Chiesa fondata solo ed esclusivamente sulla povertà e che avrebbe dovuto concretizzarsi entro il 1260.

Il francescano cardinale
Intanto nel 1257 fra’ Bonaventura diventa Ministro generale dei Frati Minori e questo nuovo incarico lo costringe a lasciare l’insegnamento e a compiere viaggi in tutta Europa. Nel 1260 scrive una nuova biografia di San Francesco, la Legenda Maior, che rimpiazza tutte le biografie esistenti e si pone l’obiettivo di rinsaldare l’unità dell’Ordine – che conta ormai 30mila frati – minacciata sia dalla corrente spirituale, sia dalle tendenze mondane. A quest’opera s’ispirerà Giotto per dipingere il ciclo delle Storie di San Francesco. Nel 1271 torna a Viterbo e offre il suo contributo per la risoluzione del famoso conclave, il più lungo della storia, che alla fine eleggerà un suo amico: Gregorio X. Proprio questo Papa due anni dopo lo consacra vescovo di Albano e cardinale, affidandogli il compito di organizzare a Lione un Concilio per l’unità tra la Chiesa latina e quella greca. Proprio durante questo concilio, dopo aver tenuto due interventi, Bonaventura muore nel 1274.

La filosofia a servizio della teologia
Nel 1588 Papa Sisto V lo annovera tra i Dottori della Chiesa – che all’epoca sono sei – accanto a San Tommaso d’Aquino, distinguendo i due come dottore serafico Bonaventura e dottore angelico Tommaso. Il suo contributo alla dottrina teologica è importantissimo: innanzitutto, partendo dal pensiero di Sant’Agostino, esprime la necessità di subordinare la filosofia alla teologia, in quanto l’oggetto di quest’ultima è Dio. La filosofia, allora, può solo aiutare la ricerca umana di Dio riportando l’uomo alla propria dimensione interiore – l’anima – da ricondurre appunto a Dio. San Bonaventura inoltre sostiene che Cristo è la via per tutte le scienze e che solo la Verità rivelata può potenziarle e unirle verso l’obiettivo perfetto, l’unico obiettivo che è sempre la conoscenza di Dio. Perciò il Santo, che difende la tradizione patristica e combatte l’aristotelismo, giunge alla conclusione che l’unica conoscenza possibile sia quella contemplativa.

L’espressione della SS. Trinità nel mondo
Sempre di derivazione agostiniana, molto importante è anche l’elaborazione della teologia trinitaria di San Bonaventura. In pratica egli evidenzia come il mondo sia una sorta di libro in cui emerge la Trinità da cui è stato creato. Dio, quindi, uno e trino, è presente come “vestigia”, o impronta, in tutti gli esseri animati e inanimati; come “immagine” nelle creature dotate d’intelletto come l’uomo; come “similitudine” nelle creature giuste e sante, toccate dalla Grazia e animate dalle virtù di fede, speranza e carità che le rendono figlie di Dio.

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