La relazione del Sinodo: una Chiesa che coinvolge tutti ed è vicina alle ferite del mondo

Pubblicata la Relazione di Sintesi a conclusione della XVI Assemblea generale sulla sinodalità. In vista della seconda sessione del 2024, si offrono riflessioni e proposte su tematiche come ruolo delle donne e dei laici, ministero dei vescovi, sacerdozio e diaconato, importanza di poveri e migranti, missione digitale, ecumenismo, abusi.

Relazione di Sintesi XVI ASSEMBLEA SINODO DEI VESCOVI Prima Sessione (4-29 ottobre 2023)

Lettera della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi al popolo di Dio

«Protagonista è lo Spirito Santo». Con queste parole, che suonano come un memento di quanto è stato vissuto nelle scorse quattro settimane, il Papa ha concluso ieri la sessione sinodale sulla sinodalità del 2023. Una sessione che ha prodotto la sua Relazione di sintesi, approvata in serata nell’Aula “Paolo VI”, dopo una seduta che si è protratta in pratica per tutto il pomeriggio fino alle 21,00 passate. Se tuttavia questa tappa è arrivata al traguardo, certamente non finisce il lavoro, che continuerà ora nelle Chiese locali, fino al nuovo appuntamento assembleare prevista per ottobre 2024.

La Sintesi è stata approvata quasi all’unanimità (343 sì e un solo voto contrario). Tutti i singoli punti del testo sono stati approvati con la maggioranza qualificata richiesta di almeno due terzi. E il paragrafo conclusivo “programmatico” in vista della prossima sessione dell’ottobre 20243 ha avuto in particolare 336 voti favorevoli e 10 contrari.

Comunque ci sono stati alcuni paragrafi che hanno ottenuti meno di 300 voti. In particolare tre punti che toccano la problematica del diaconato femminile, un paragrafo che riguarda l’opportunità di inserire i presbiteri che hanno lasciato il ministero in un servizio pastorale che valorizzi la loro formazione e la loro esperienza e un altro paragrafo in cui si parla del celibato sacerdotale laddove si riferisce che alcuni chiedono se la sua convenienza teologica debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare.

Poco più di 300 voti hanno invece preso altre questioni. Quella di esaminare se alla luce del Concilio Vaticano II è opportuno ordinare i prelati della Curia Romana vescovi. Quella che incoraggia i vescovi africani a promuovere un discernimento teologico e pastorale sul tema della poligamia. E poi il punto in cui si fa riferimento ad alcune questioni, come quelle relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale (nella Sintesi non si trova citato l’acronimo “Lgbtq+” che pure era apparso nell’Instrumentum laboris), al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, che risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa. Con la proposta di promuovere iniziative che consentano un discernimento condiviso alla luce della Parola di Dio, dell’insegnamento della Chiesa, della riflessione teologica e, valorizzando l’esperienza sinodale, e con l’ausilio di esperti e dando spazio, quando appropriato, anche alla voce delle persone direttamente toccate da queste situazioni.

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