21 Gennaio 2023 Terzo Giorno Triduo Santi Verbiti: Sant’Arnoldo e San Giuseppe nelle parole dei Papi

Nel terzo giorno del triduo ai Santi Verbiti che si tiene nella nostra Comunità meditiamo su queste due figure attraverso le parole dei Pontefici che ne hanno celebrato la  Beatificazione (19 ottobre 1975) e la Canonizzazione (5 ottobre 2003). A seguire il Messaggio del Superiore Generale SVD per la Festa di Sant’Arnoldo Janssen 2023.

Festa di Sant’Arnoldo – Messaggio di p. Paulus Budi Kleden Superiore Generale SVD

15 gennaio 2023

Carissimi Confratelli, Sorelle, Compagni di Missione, Benefattori, Amici e Parenti, una delle eredità spirituali del nostro Fondatore, sant’Arnold Janssen, è la sua preghiera: “Possa il Cuore di Gesù vivere nei cuori di tutti gli uomini”.

Il cuore di Gesù è un cuore radicato nella sua intima relazione con il Padre e nel suo abbraccio amoroso all’umanità, un cuore pieno di umiltà e compassione, un cuore che gioisce nel Signore e palpita per l’umanità sofferente e per il mondo, un cuore che è unito al Signore e sente il dolore del mondo. Se questo cuore vive in noi, diventiamo discepoli missionari, fedeli alla Parola e solidali con la gente. Sant’Arnoldo ci ha trasmesso questa preghiera e ce la sta insegnando con la sua vita.

Senza chiudere gli occhi davanti ai tanti fallimenti, abbiamo tutti i motivi per ringraziare il Signore. Mentre preghiamo “Possa il Cuore di Gesù vivere nei cuori di tutte le persone”, siamo grati per i membri delle tre congregazioni fondate da sant’Arnoldo e per i collaboratori laici della missione che condividono la sua spiritualità missionaria. Testimoniamo come il cuore di Gesù vive nei nostri cuori, ispirando la nostra vita e la nostra missione.

Tra Natale e Capodanno ho visitato l’Ucraina, che fa parte della Provincia polacca SVD. Con il Consigliere Generale Eryk Koppa e Krzystof Malejko, il Coordinatore GPIC, ho incontrato i tre confratelli che lavorano in tre parrocchie: Verboviets, Struga e Nova Uszyca, e le suore SSpS in due comunità, a Wierzbowiec ea Boryspolu, Kyiv. La decisione dei confratelli e delle suore di stare con la gente in questo tempo di guerra, in questo periodo buio della loro vita, è molto apprezzata dalla gente e dal vescovo. Forniscono l’aiuto necessario alla popolazione locale e ai rifugiati provenienti da altre parti del paese. Accompagnano anche molte famiglie che piangono la perdita dei loro cari. Inoltre, consigliano uomini tra i 18 ei 60 anni che sono chiamati al servizio militare e devono dire addio ai figli piccoli o ai genitori anziani. In tale situazione, la presenza dei nostri missionari è significativa perché testimonia il Cuore di Gesù, che abbraccia tutti con le loro preoccupazioni e non lascia nessuno solo nei momenti di difficoltà.

La pandemia di COVID-19 e le guerre in diverse parti del mondo, compresa la guerra in Ucraina, rivelano la profonda crisi che il mondo e l’umanità stanno attraversando. Allo stesso tempo, vediamo anche come le istituzioni morali come le religioni stiano perdendo la loro autorità. Inoltre, assistiamo costantemente con costernazione a come il clima continui a influenzare molti luoghi nel mondo. In effetti, il nostro mondo è ferito da tutte queste crisi.

La crisi dei cuori umani ha reso possibile tutto questo. Sono cuori incapaci di condividere i dolori e le gioie degli altri. Questi sono cuori imprigionati nei loro interessi e preoccupazioni. Ciò di cui l’umanità e il mondo hanno urgente bisogno è una conversione dei cuori. I cuori convertiti sono compassionevoli e generosi, desiderosi di sentire e condividere con gli altri. Questi cuori sono liberi e sempre pronti a lavorare per il bene comune. Il nostro mondo ferito può essere guarito solo da coloro i cui cuori possono vivere in solidarietà con gli altri e prendersi cura della natura.

Crediamo, come sant’Arnoldo, che questo è possibile solo se il cuore di Gesù vive nei nostri cuori, quando siamo immersi nell’amore e nella bontà del Dio Uno e Trino. Nel suo discorso ai capitolari del 17° Capitolo Generale a Nemi nel 2012, il compianto Papa Benedetto ci ha ricordato la generosità di Dio come fonte della missione. Dio è il “bonum diffusivum sui”, una bontà che ha un bisogno intrinseco di essere comunicata, di essere donata. Non può rimanere in sé; ciò che è buono, la bontà stessa è essenzialmente communicatio. Questo mistero trinitario è disseminato nella storia della salvezza e nel nostro bisogno di donare agli altri il bene che abbiamo ricevuto». Pertanto, Papa Benedetto ci assicura che “il dinamismo missionario è vivo solo se c’è la gioia del Vangelo se sperimentiamo la bontà che viene da Dio che deve e vuole essere comunicata”.

Cari confratelli, sorelle, compagni di missione, benefattori, amici e parenti,
la celebrazione della festa di sant’Arnoldo Janssen, fondatore delle nostre tre congregazioni e ispiratore dei nostri compagni di missione, ci aiuti nel cammino di conversione dei cuori così che le tenebre dei peccati, la notte dell’egoismo e della cupidigia, svaniscano davanti alla luce della Parola e allo spirito della grazia. Possa il cuore di Gesù vivere nei nostri cuori e nei cuori di tutte le persone.

Buona festa di Sant’Arnoldo a tutti voi.

Fr. Budi Kleden, SVD
Superiore Generale

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SOLENNE RITO DI BEATIFICAZIONE DI QUATTRO SERVI DI DIO

ESTRATTO OMELIA DEL PAPA SAN PAOLO VI

19 ottobre 1975

 

Venerabili Fratelli, Figlie e Figli carissimi,

grande è la vostra e la nostra gioia per la beatificazione di quattro nuovi eroi, umili e grandi, della fede: Monsignor Charles-Joseph-Eugène de Mazenod; P. Arnoldo Janssen; P. Giuseppe Freinademetz; Maria Theresia Ledóchowska!

I

Questa nuova, splendente tappa dell’Anno Santo avviene intenzionalmente nella Giornata Missionaria Mondiale…

II

Ecco, Fratelli e Figli, l’ideale missionario che oggi fa vibrare i nostri cuori; ed è proprio questo ideale ciò che unifica e rende simili le pur tanto diverse figure dei quattro nuovi Beati, che in questo giorno la Chiesa propone al culto e all’imitazione dei suoi figli. Ne ricordiamo brevemente le caratteristiche essenziali nelle lingue proprie di ognuno di essi.

1) …

2) Nel nuovo Beato tedesco P. Arnold Janssen, la Chiesa onora un instancabile apostolo del Vangelo di Gesù Cristo, fondatore dei Missionari Steyler e delle Suore Missionarie e Adoranti Steyler. La sua vita e la sua opera profondamente credenti furono principalmente dedicate alla fedele realizzazione della missione di Cristo: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15). La grande opera missionaria, che il beato fondatore Arnold Janssen ha costruito quasi senza risorse umane, è il frutto prezioso del suo personale impegno apostolico e della sua incrollabile fiducia nella volontà e nella provvidenza di Dio. Fu uomo di preghiera incessante e fanatico dell’apostolato della preghiera. In modo speciale adorava il Sacro Cuore di Gesù, il Verbo Divino e lo Spirito Santo. Promuovendo il movimento di ritiro e stabilendo un intenso apostolato della stampa, padre Janssen ha dato un contributo significativo al rinnovamento della vita religiosa nella sua patria. La beata fondazione del suo Ordine religioso allargò finalmente l’orizzonte della sua feconda opera pastorale alle dimensioni di un apostolato missionario mondiale. Il fatto che la sua beatificazione avvenga ora nel centesimo anno di fondazione della Società del Verbo Divino insieme a quella del Servo di Dio P. Joseph Freinademetz è una provvidenza misericordiosa di Dio.

3) Questo secondo beato pioniere della fede Steyler proveniente dall’Alto Adige, l’area della lingua ladina a sud delle Dolomiti, che allora apparteneva sia all’Austria in quanto a Stato e Chiesa sia oggi al territorio italiano dell’Alto Adige, fu il primo missionario della sua comunità religiosa nel grande popolo cinese, al quale va il nostro speciale affetto e sollecitudine. Si è fatto cinese dei cinesi per conquistarli a Cristo. L’alto ideale del missionario cristiano, che portò alla fondazione dello Steyler Missionsinstitute, trovò fin dall’inizio una prima realizzazione nel beato P. Joseph Freinademetz. Egli è modello e intercessore per tutti coloro che annunciano la fede in terre lontane sotto i tanti pericoli di cui parla san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi (2 Cor 11,22-33).  E salutiamo, in questa occasione, con cordialissimo affetto, i numerosi pellegrini di Bolzano-Bressanone, che, con le forti e fedeli popolazioni dell’Alto Adige, giubilano per l’elevazione agli Altari del loro condiocesano, eroico esempio di generosità assoluta Verso Dio che chiama.

4) … 

III

La ristrettezza del tempo ci impedisce di soffermarci più a lungo, come pur vorremmo, sullo specifico messaggio che ciascuna di queste grandi figure propone a noi, uomini del nostro tempo. Tuttavia non tralasciamo di cogliere un triplice invito, che da tutte e quattro insieme ci viene, come un unico concerto di voci.

a) Anzitutto l’invito a sentire e a vedere negli uomini il nostro fratello, che con noi e come noi vive, ama, spera, piange; ad aiutarlo ad elevarsi, a raggiungere la pienezza del suo sviluppo umano, sociale, culturale, spirituale. Tutto questo non certo soltanto per una sia pure legittima simpatia, per un affiatamento, per una, diciamo così, «compassione» che nasca da motivi soltanto naturali, ma prima e soprattutto dalla luce della Rivelazione, che ci indica, misteriosamente presente e nascosto nel volto dei fratelli, specialmente se sofferenti, il volto stesso di Cristo (Cfr. Matth. 25, 31-46).

b) Ci viene poi l’invito a cogliere i segni dei tempi per testimoniare e rendere sempre attuale la presenza della Chiesa nel mondo, in tutti quei modi che ci vengono offerti sia dalle circostanze del kairòs (redimentes tempus, «profittando del tempo» – Eph. 5, 16), sia dalle inclinazioni del genio proprio di ciascuno. I nuovi Beati ci danno infatti l’immagine di persone non certo ripiegate su se stesse in sterili narcisismi o nella soluzione di problemi o pseudo-problemi individuali, ma che si sono messe a lavorare sul serio, e sodo, per il Regno di Dio, dove e come e quando hanno intuito le enormi possibilità di rendersi utili. Ed essi insegnano a tanti spiriti inquieti o malcontenti o demoralizzati a spendersi per gli altri con più fatti e forse con meno parole, perché gli operai della vigna sono attesi a tutte le ore (Cfr. Matth. 20, l-16).

c) In terzo luogo, essi ci invitano a prendere sempre maggiore coscienza che «nella situazione attuale, in cui va profilandosi una nuova condizione per l’umanità – usiamo ancora le parole del Concilio – la Chiesa, che è sale della terra e luce del mondo, è chiamata in maniera più urgente a salvare e a rinnovare ogni creatura, affinché tutte le cose siano instaurate in Cristo e gli uomini in Lui costituiscano una sola famiglia e un solo Popolo di Dio» (Ad Gentes, 1). L’alimento insostituibile di quest’opera di suprema importanza è: la fede; l’amore; la preghiera, nel cuore di valorosi Missionari.

Quale forza misteriosa spinse i nuovi Beati a seguire l’ideale missionario? Una fede illimitata in Dio, che si traduce in un amore appassionato per Cristo. Fede e amore che si dispiegano in un traboccante desiderio di diffondere tra gli uomini il messaggio della salvezza. Mentre oggi esaltiamo con gioia l’esempio di santità dei nuovi Beati, chiediamo anche il loro aiuto e la loro intercessione per quanti, mossi da questi stessi ideali, dedicano la loro vita all’evangelizzazione del mondo.

La preghiera è stata, infine, la forza segreta della sorprendente fecondità d’azione di queste anime. La preghiera li ha sostenuti nelle difficoltà e ha permesso loro di compiere opere che superano le forze umane. E il loro esempio insegna a tutti gli apostoli – oggi e sempre – che la vita interiore è, e rimane, «l’anima di ogni apostolato». Questo è il segreto e il presupposto dell’influsso missionario a tutti i livelli della Chiesa nel mondo. Questi nuovi Beati, così diversi eppure così simili, indicandoci la via da seguire, ottengano anche per noi l’aiuto di Dio. Lo chiediamo loro, affidando le nostre intenzioni alle primizie della loro intercessione.

Per leggere l’Omelia Integrale clicca qui Omelia Beatificazione 19 Ottobre 1975

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CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 3 BEATI

ESTRATTO OMELIA DEL PAPA SAN GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 5 ottobre 2003

 

1. “Predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Con queste parole il Risorto, prima dell’Ascensione, affidò agli Apostoli l’universale mandato missionario. Subito dopo, li assicurò che in tale impegnativa missione avrebbero potuto contare sulla sua costante assistenza (cfr Mc 16,20).

Queste stesse parole sono risuonate, in modo eloquente, nell’odierna solenne celebrazione. Esse costituiscono il messaggio che ci rinnovano questi tre nuovi Santi: Daniele Comboni, Vescovo, fondatore della Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie Comboniane Pie Madri della Nigrizia; Arnold Janssen, presbitero, fondatore della Società del Verbo Divino, della Congregazione delle Suore Missionarie Serve dello Spirito e della Congregazione delle Suore Serve dello Spirito Santo dell’Adorazione Perpetua; Josef Freinademetz, presbitero, della Società del Verbo Divino.

La loro esistenza mette in evidenza che l’annuncio del Vangelo “costituisce il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità” (Redemptoris missio, 2).

L’evangelizzazione, insegnano questi nuovi Santi, oltre a interventi di promozione umana, talora persino rischiosi come testimonia l’esperienza di tanti missionari, comporta sempre un esplicito annuncio di Cristo. Questo è l’esempio e questa è l’eredità preziosa che i tre Santi, elevati oggi alla gloria degli altari, lasciano specialmente alle loro famiglie religiose. Primo compito degli Istituti missionari è la missione ad gentes, da non posporre a nessun altro impegno, pur necessario, di carattere sociale e umanitario.

2. ….

3. Cammineranno i popoli alla tua luce” (Is 60,3). L’immagine profetica della nuova Gerusalemme, che diffonde la luce divina su tutti i popoli, illustra bene la vita e l’instancabile apostolato di sant’Arnold Janssen. La sua attività sacerdotale fu piena di zelo nel diffondere la Parola di Dio utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione di massa, specialmente la stampa.

Non si perse d’animo dinanzi agli ostacoli. Amava ripetere: “L’annuncio della Buona Novella è la prima e principale espressione dell’amore del prossimo”. Dal Cielo ora egli aiuta la sua Famiglia religiosa a proseguire fedelmente nel solco da lui tracciato, che testimonia la permanente validità della missione evangelizzatrice della Chiesa.

4. Allora essi partirono e predicarono dappertutto” (Mc 16,20). Così l’evangelista Marco conclude il suo Vangelo. Aggiunge poi che il Signore non cessa di accompagnare l’attività degli apostoli con la potenza dei suoi prodigi. A queste parole di Gesù fanno eco quelle piene di fede di san Josef Freinademetz: “Non considero la vita missionaria come un sacrificio che offro a Dio, ma come la più grande grazia che Dio avrebbe mai potuto darmi“. Con la tenacia tipica della gente di montagna, questo generoso “testimone dell’amore” fece dono di se stesso alle popolazioni cinesi dello Shandong meridionale. Abbracciò per amore e con amore le loro condizioni di vita, secondo il consiglio che egli stesso dava ai suoi missionari: “Il lavoro missionario è vano se non si ama e non si è amati”. Modello esemplare di inculturazione evangelica, questo Santo imitò Gesù, che ha salvato gli uomini condividendone fino in fondo l’esistenza.

5. “Andate in tutto il mondo“. I tre Santi, che con gioia oggi onoriamo, ricordano la vocazione missionaria di ogni battezzato. Ogni cristiano è inviato in missione, ma per essere autentici testimoni di Cristo occorre tendere costantemente alla santità (cfr Redemptoris missio, 90).

Accogliamo, carissimi Fratelli e Sorelle, quest’invito che ci viene dall’odierna suggestiva celebrazione. Ci illumini dal Cielo la Regina dei Santi, Stella della nuova evangelizzazione. A Lei ci rivolgiamo con fiducia specialmente in questo mese di ottobre, dedicato al Rosario e alle missioni. Maria Santissima, Regina delle missioni, prega per noi!

Per leggere l’Omelia Integrale clicca qui Omelia Canonizzazione 05 Ottobre 2003

 

 

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