Omelia del cardinale vicario Angelo De Donatis in occasione della Dedicazione della Basilica Lateranense e avvio del 17mo anniversario della Cattedrale. 09 novembre 2023
𝑄𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑓𝑢 𝑟𝑖𝑠𝑢𝑠𝑐𝑖𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑖 𝑚𝑜𝑟𝑡𝑖, 𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑒𝑝𝑜𝑙𝑖 𝑐𝑟𝑒𝑑𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝐺𝑒𝑠𝑢̀.
Carissimi fratelli e sorelle,
la solennità che celebriamo in questo giorno apre il diciassettesimo centenario della Dedicazione della nostra Cattedrale, “𝑚𝑎𝑡𝑒𝑟 𝑒 𝑐𝑎𝑝𝑢𝑡 di tutte le chiese di Roma e del mondo”. In questo contesto di festa la Liturgia della Parola ci raggiunge in modo dirompente. Mentre infatti ricordiamo una 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 e la 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑎𝑐𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 di questa Basilica, Gesù ci parla di una casa di Dio 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑎𝑛𝑎𝑡𝑎 e di un tempio da 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑟𝑢𝑔𝑔𝑒𝑟𝑒, perché lui possa farlo risorgere in tre giorni.
L’evangelista però annota che Egli parlava del tempio del suo corpo e che solo dopo la sua resurrezione i discepoli credettero a questa Parola.
C’è dunque uno sguardo che va oltre: siamo invitati a contemplare la vera cattedrale che è il 𝐶𝑟𝑖𝑠𝑡𝑜 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑡𝑜. Gesù infatti passa dal tempio fatto di pietre alla Sua stessa persona. L’apostolo Paolo infine, nella lettera ai Corinzi, passa da Cristo al tempio di Dio che siamo noi, perché in noi abita lo Spirito Santo.
Per comprendere il senso di questo giorno e di questo anno, permettetemi allora di proporvi come un invito a cena, in compagnia di Gesù stesso e di altri quattro suoi amici, perché siano loro a guidarci. Ci vorremmo magari sedere con loro alla tavola dell’ultima cena, che la tradizione vuole essere proprio a San Giovanni, reliquia straordinaria conversata sopra l’altare del Santissimo Sacramento, qui dietro, nel transetto laterale, alla vostra sinistra.
Il primo ospite è Gesù stesso, a cui, nel 324 è stata dedicata la Basilica, con il titolo del Santissimo Salvatore. Fa sempre effetto, da tante parti di Roma, vicine e lontane, ammirare la statua centrale del Risorto, la più alta, che domina sulla facciata, con la mano destra rivolta verso est, dove sorge il sole, e con la sinistra che tiene vittoriosa la croce. Gesù sembra proteggere la città e il mondo. Anche se la facciata è solo di duecento anni fa, dà senso a tutti questi secoli di storia: Cristo, il cui volto riempie anche il mosaico absidale, è al centro, è il centro, lo stesso ieri oggi e sempre. Egli è la Porta Santa che volge ad oriente, divorato dallo zelo per la casa del Padre che ci invita ad essere tempio vivo del suo spirito. Egli ci invita a tutti, chiedendo alla Chiesa di Roma di non smettere mai di annunciare il Vangelo della carità, della comunione, della pace, anche in questi tempi difficili per il mondo.
Il secondo ospite è Giovanni Battista, il cui nome si aggiunse al titolo della Cattedrale con la costruzione della seconda Basilica nel decimo secolo. La sua immagine la troviamo alla destra di Gesù, sopra la facciata, come nella statua lignea sotto l’altare. Ancora una volta Giovanni ci indica l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Ci dice che dobbiamo diminuire perché Lui deve crescere. Ci invita alla conversione per vivere il battesimo nell’acqua e nello spirito che lui ha annunciato.
San Giovanni chiede a ciascuno di noi e alla Chiesa di Roma un cristianesimo che punti all’essenziale, capace di “perdere la testa” per il Vangelo.
Il terzo ospite alla nostra tavola è Giovanni evangelista, il cui nome fu aggiunto a quello del Battista nel dodicesimo secolo. Lui è a sinistra di Gesù, con il calice in mano, invitandoci all’intima amicizia con il Signore. È il discepolo che Gesù amava, che nell’ultima cena ha posto il capo sul petto del Maestro e sotto la croce ha accolto la Vergine Maria come sua madre. A lui – che ci ha rivelato il mistero del Verbo fatto carne – chiediamo di poter essere pronti a metterci in ascolto della Parola, a testimoniare ciò che lui ha visto, a correre per essere testimoni del Risorto.
Chiediamo a San Giovanni di custodire i sacerdoti, soprattutto chi tra voi quest’anno celebra un particolare anniversario di ordinazione: siate vicini al cuore del Signore, se volete essere pastori buoni, capaci di dare la vita per le pecore. Non stancatevi di fare il bene, ma vivete d’amore adorando Dio e servendo i fratelli.
Gli ultimi due ospiti a tavola non possono che essere i patroni di Roma, Pietro e Paolo, le cui statue le vediamo qui, a destra e a sinistra, ai lati dell’altare, quasi come capifila degli altri apostoli che circondano la navata centrale. La tradizione vuole che, sopra l’altare, sul baldacchino, siano conservate le loro teste.
Pietro è a pieno diritto in questa Basilica. Qui c’è la sua cattedra. I suoi successori, dal quarto secolo, sono entrati solennemente in questo tempio per insediarsi ed essere le guide nella professione di fede in Cristo, il Figlio del Dio vivente.
La Cattedra di Roma è anzitutto Cattedra di questo “credo”. Da qui il Vescovo di Roma è tenuto costantemente a ripetere: “Gesù è il Signore”.
Papa Francesco, che firma tanti dei suoi documenti da San Giovanni in Laterano, ci ricorda però che la cattedra di Pietro è anche la carità vissuta nelle periferie geografiche ed esistenziali, la cattedra dei piccoli e dei poveri, dei malati e degli esclusi.
Infine Paolo, accomunato al Battista per lo stesso tipo di martirio, ci ha ricordato nella lettera ai Corinzi che nessuno può porre un fondamento diverso da Gesù Cristo. Con questa certezza ci invita ad essere una Chiesa in missione. Anche noi, in questo anno particolare per la nostra Basilica, ripartiamo da qui con la passione dell’Apostolo che si è “fatto tutto a tutti”.
Questo luogo ha visto cinque concili ecumenici e tanti eventi della storia della Chiesa romana e universale. Ancora oggi i cristiani di Roma si ritrovano qui per diversi appuntamenti diocesani. Ci auguriamo che quest’anno, anche grazie all’accoglienza e alle iniziative promosse dal Capitolo dei canonici e dalla Diocesi, siano tante le comunità a venire in pellegrinaggio per tornare alle radici della fede e della carità.
Desideriamo veramente che i cristiani di Roma e del mondo si ritrovino alla tavola dell’Eucaristia con Giovanni Battista, con l’Evangelista e con Pietro e Paolo, insieme al Santissimo Salvatore, per poi rialzarsi, come i discepoli di Emmaus, ed annunciarlo a tutti.
Maria sostenga il nostro cammino di discepoli.
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